60° Anniversario

SESSANT’ANNI DI ATTIVITÀ

Con l’anno accademico 2021/2022 l’ISSR di Milano entra nel sessantesimo di attività. Si tratta di un’eredità di peso.
Ciò che colpisce di questo lungo periodo di lavoro è la resilienza di questo ente accademico, che a partire dalle intuizioni embrionali del cardinal Montini sulla formazione di laici e religiosi, attraverso le programmazioni di mons. Guzzetti, ha attraversato epoche e situazioni diversissime, segnate dalle variazioni del riconoscimento del titolo per l’insegnamento della religione nella scuola o legate alle differenti esigenze di formazione delle religiose, fino alle varie iniziative di promozione della collaborazione dei laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa.
Il segreto di questa resilienza è senz’altro da ricercare anzitutto nella temperatura affettiva che animava i presidi, i segretari e i docenti, ma anche gli stessi alunni, un affetto che portava spesso a parlare con un certo orgoglio del “nostro Istituto”. L’augurio essenziale in questo sessantesimo non può che essere quello di mantenere alta questa temperatura affettiva, così che continui a garantire l’elasticità e l’adattabilità dell’ISSR alle varie sfide del tempo con un rinnovato slancio all’altezza della situazione attuale.

Nel tentativo di identificare alcune sfide maggiori dell’attuale situazione sociale e culturale, merita segnalare tre fronti su cui lavorare con maggior attenzione.
Anzitutto le esigenze formative legate alla situazione di pluralismo etnico, religioso e culturale in cui viviamo. Ciò implica per il mondo della scuola, e quindi per gli insegnanti di religione, la ricerca di una rinnovata competenza nell’ambito dell’esperienza religiosa, che non è più monoliticamente legata alla tradizione cattolica, ma confrontata quotidianamente con l’islam o con altre forme di spiritualità o con una mentalità atea o agnostica sempre più diffusa. Il “religioso” suscita sempre meno interesse culturale tra i giovani, benché rimanga un ingrediente essenziale della storia e dell’esperienza umana. Ma la pluralità di religioni apre sfide anche per la pastorale: si pensi all’accompagnamento spirituale dei malati o dei carcerati di altre fedi e tradizioni religiose, alle esigenze di mediazione culturale nei luoghi di animazione e ricreazione come gli Oratori. Si tratta di tenere aperte vie di formazione capaci di leggere l’esperienza degli altri con rispetto e sapienza, sulle vie dell’integrazione.

In secondo luogo emerge sempre più forte l’esigenza di ripensare alcune operazioni della pastorale, ridefinendo e qualificando meglio il contributo dei vari ministeri e carismi. Sintomatica, in questa direzione, la recente istituzione del ministero del catechista, con le esigenze formative connesse. In attesa che la Conferenza episcopale italiana dia indicazioni più chiare sul tipo di formazione richiesta, è inevitabile per un ente teologico come l’ISSR gettare il cuore oltre l’ostacolo e cominciare e immaginare possibili percorsi, raccogliere competenze, proporre iniziative. Interroga molto, in questo ambito, l’istanza metodologica che si va imponendo: non si tratta solo o anzitutto di formare con contenuti dottrinali solidi e ben argomentati; si tratta piuttosto di plasmare competenze relazionali, attivare e guidare dinamiche di gruppo, accendere percorsi di consapevolezza di sé. Sono tutte istanze che intercettano i percorsi del “counseling pastorale”, che tanta risonanza ha avuto in questi ultimi anni, interrogandoci non poco su risorse e limiti dell’azione pastorale tradizionale.

Infine la recente eredità della pandemia di Covid 19, con le varie esperienze di didattica a distanza e corsi on line, ha aperto spazi di comunicazione del sapere teologico e religioso prima solo intuiti. L’ISSR di Milano non può più restare fuori dai circuiti di offerte formative in rete e soprattutto nell’ambito della formazione in servizio e dei corsi di aggiornamento deve saper offrire percorsi validi e capaci di adattarsi alle esigenze comunicative connesse all’uso dei social media. Anche qui si tratta di reinventarsi, facendo tesoro delle risorse messe in campo fino ad ora da una lunga tradizione di insegnamento.

Il lavoro non è finito né può semplicemente vivere di rendita. Siamo a una tappa del viaggio, non alla meta. Speriamo che questo anniversario sia un’occasione per rinnovare energie e motivazioni e per ampliare la platea degli utenti.
Buon anniversario a tutti e un sentito grazie ai colleghi professori, alla segreteria e ai nostri studenti.

Il Preside
don Alberto Cozzi